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© YesMilano 2023 | Credits
di Giovanni Testori
regia Gigi Dall’Aglio
con Michele Maccagno
musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Nidi
PREMIO FRANCO ENRIQUEZ 2017
La messa in scena di Gigi Dall’Aglio rende pienamente giustizia alla potenza del testo, utilizzando pochissimi elementi scenici e facendo in modo che gli occhiacci vivissimi di Michele Maccagno ci trascinino dentro la storia. La sua interpretazione è veramente testoriana, possiamo dire, poiché riesce a rendere compiutamente fisico ogni elemento della narrazione, passando da un personaggio all’altro senza mai caricare l’interpretazione, con minime variazioni fisiche e vocali (...). Ma il viatico più forte che ci accompagna nel racconto è, in questo caso, la musica. Composta ed eseguita in scena da Emanuele Nidi, essa accompagna davvero il testo, quasi sillaba per sillaba, dialogando con l’attore e svolgendo a sua volta una funzione narrativa attraverso i leitmotiv dei singoli personaggi.
M. Porro, Il Corriere della Sera
Milano in questi anni sta cambiando la propria identità, si sta aprendo al mondo e sta cercando una dimensione metropolitana. In questo dinamismo diventa ancor più interessante il desiderio di confrontarsi con un autore che della ricerca e della contaminazione ha fatto il suo tratto distintivo. Giovanni Testori parte dalla propria identità, dalla propria storia, di cui Milano è sempre stato il centro, per creare commistioni con diversi generi e suoni e porta alla luce una nuova lingua e nuove sonorità, derivate da un dialetto che non si usa più, ma che assorbe i francesismi e i modi di dire che ci rimandano ad un ascolto diverso, profondo, di attesa. SdisOre’ ripercorre la strada della riscrittura delle grandi tragedie, già sperimentata da Testori con Ambleto, Macbetto e Edipus. L’Orestea di Eschilo diventa materia plasmabile da reinventare radicalmente, per affidare ad un narratore monologante il tormento di Oreste, le voci e i corpi di Clitennestra, Egisto e Elettra. Centro del testo è la parola incarnata che genera ogni volta una lingua nuova, dove il dialetto lombardo è solo il polo d'attrazione al quale si legano lingue vive e inventate (francese, spagnolo, inglese, latino). Un solo attore in scena dà vita a tutti i personaggi, ma continua a fermarsi per far emergere la sua storia, perché solo partendo dalla nostra identità si può far emergere quella altrui. Oreste torna a casa per vendicare il padre Agamennone, ucciso da Clitennestra e dal suo nuovo "ganzo", Egisto, che ora ne usurpa il trono. Accompagnato dall'amico Pilade, trova ad attenderlo alla tomba di Agamennone la sorella Elettra. Ancora una volta Testori sposta il contesto della tragedia: dalla reggia degli atridi siamo calati nel cuore della provincia Milanese, suo amato paesaggio natale. Da qui discende una tragedia “un po' da stalla” - come lo definì lo stesso autore - molto cruenta, ma anche divertente e comica per l'espressività del linguaggio.